
In seguito ai forti terremoti che hanno colpito il Nepal tra l'aprile e il maggio del 2015, il paese è in lenta fase di ricostruzione. Questo articolo è stato scritto prima della catastrofe.
Appena usciti dal taxi, si percepisce immediatamente il cambiamento d'atmosfera. Ancor prima di arrivare al santuario, il brusio della città sembra attutirsi, la vita sembra rallentare. Benvenuti a Boudhanath!
Già dai primi passi nel santuario, ci si sente intimiditi dalla carica spirituale emanata dal luogo. Con una circonferenza di 100 metri, questo stupa è il più grande del Nepal e impone rispetto. Sotto gli occhi di Buddha, disegnati su ogni faccia del monumento, ci si sente piccoli piccoli. Le bandiere di preghiera che svolazzano al vento sono come schizzi di colore che contrastano con il candore dello stupa. Dalla base, che rappresenta la terra, lo sguardo viene attirato verso la freccia, i cui 13 piani rappresentano le tappe da superare per raggiungere il nirvana.
Sulla base si può osservare la cupola, che assomiglia a una meringa morbida e che simboleggia l'acqua, poi c'è la freccia, che si staglia verso il cielo, splendente, a rappresentazione del fuoco. L'ombrello copre la freccia e simboleggia l'aria, mentre il pinnacolo, culmine dello stupa, rappresenta la sfera celeste. Il complesso è stranamente armonioso e davvero ammaliante. Saranno gli occhi del Buddha, presenti dappertutto e che ti osservano dovunque tu sia, ad esercitare un fascino del genere? O forse lo spirito del Buddha stesso del quale, secondo la leggenda, ci sarebbe un osso incastonato nel monumento?
Anche l'atmosfera del luogo ha un impatto significativo. Situato al centro di una piazza circolare, lo stupa è circondato da negozi e saloni da tè, le cui finestre superiori costituiscono un ottimo posto per osservare il fervore religioso che regna in basso. Arrivare a Boudhanath nel tardo pomeriggio è come assistere a un incantesimo, in cui tutti i pellegrini si esibiscono in una danza frenetica intorno allo stupa, in senso orario, facendo girare i mulini di preghiera per liberare le sacre scritture. È un turbine di colori e di odori, il rosso bordeaux delle vesti dei monaci, il nero dei mantelli dei pellegrini, il rosso, giallo e blu delle bandiere di preghiera, i fumi d'incenso, le fiamme vacillanti delle candele al burro di yak. Si sentono i mormorii del mantra buddhista, om mani padme hum, salmodiato dai pellegrini, che echeggia nella musica gorgogliata dagli altoparlanti dei negozi della zona. Non ti scorderai facilmente di quest'aria penetrante. Lo spettacolo è affascinante, magnetico e si può osservare facilmente per ore.
Per approfittare al meglio del luogo, l'ideale è passare la notte in uno degli hotel vicino allo stupa. La sera, quando i turisti se ne sono già andati, è un momento privilegiato per passeggiare tra le viuzze animate, gustare qualche momo e osservare i pittori che si dedicano alla propria arte con destrezza.
Al mattino, non ripartire senza fare un giro nei monasteri circostanti, che danno un'idea della cultura tibetana buddhista e presentano piccole meraviglie. Assistere alle cerimonie è un'esperienza indimenticabile e i monaci ti spiegheranno in dettaglio la storia dei luoghi e il significato dei rituali sacri.
Per prolungare l'immersione nel cuore della cultura buddhista, continua il tuo viaggio visitando lo Swayambhunath, uno stupa sulle colline di Kathmandu, oppure dirigiti un po' più a est, per scoprire il magnifico stupa del Namo Buddha, che offre dei panorami magnifici sull'Himalaya.