Bravissimi guida ed autista in Bhutan, solo l'autista in Nepal, dove la guida era tesa unicamente a concludere il prima possibile la giornata. Katmandu la conoscevamo bene, non è cambiata molto: brutta, sporca, eppure fascinosa. Il Bhutan ci ha colpito in particolare per la gente sempre pronta al sorriso, ma anche a fermarsi per far passare il pedone e a impegnarsi nella raccolta differenziata: un curioso esempio di fusione fra modernità e tradizione, che sembra funzionare. Panorami e templi non sono nulla di eccezionale rispetto ad altri Paesi himalayani, ma meritano comunque la visita. Il trekking alla Tana della Tigre è affascinante, ma non certo quella facile passeggiata che la corrispondente ci aveva fatto credere: uno di noi non è stato in grado di farlo, e ha così buttato via la giornata. Non è stata l'unica pecca della corrispondente: un volo prenotato nell'orario sbagliato, un albergo a tre ore di strada dalla meta, le visite fatte pagare a Katmandu quando erano incluse nel prezzo... Se non avessi controllato tutto, il nostro programma ne sarebbe stato sconvolto. Problemi che sono stati risolti, ma non certo per merito dell'agenzia. Gli alberghi erano buoni e anche più, ma in varie occasioni lontanissimi dalle città (anche 15 km.), le previste 'passeggiate serali' erano impossibili, e dato che il programma molto diluito ci scaricava in hotel alle 15,00 al massimo, ci restava fin troppo tempo libero. In Nepal il monastero di Namobuddha è una mezza truffa, una una labirintica Disneyland pseudo-religiosa, e spacciare la vista delle montagne da Dhulikel come simile a quella che si gode a Nagarkot (senza la foschia da inquinamento e i condomini a bloccare la visuale) è una presa in giro.